Post-cards

Postmodernism: style and subversion. 1970-1990

Una mostra al Royal Albert Museum di Londra presenta una grande retrospettiva sul Postmodern. Intellettuali come Edward Docx e Vittorio Gregotti si affrettano a decretarne con sollievo la morte cerebrale in nome di un ritrovato ritorno ai valori autentici.
Cos’è il Postmodern? In sintesi si potrebbe definire l’accettazione della frammentazione, della discontinuità, del caos. Insieme ad un approccio che tende ad occuparsi delle diversità rispetto all’uniformità, ad includere piuttosto che escludere, mescolando l’alto e il basso fino a far coincidere la molteplicità di stimoli e citazioni con la propria cifra stilistica, appagata dalla sua stessa spettacolarità.

In architettura il timpano dell’At&T building a New York di Philip Johnson mescola i riferimenti iconografici rifiutando l’uniformita’ del linguaggio moderno, mentre Frank Gehry costruisce la sua villa assemblando materiali eterogenei. Robert Venturi con il suo studio sull’estetica di Las Vegas rida’ dignità all’architettura spontanea con la sua segnaletica vistosa facendosi portabandiera del nuovo spirito inclusivo piuttosto che esclusivo.
Ettore Sottsass con Memphis disegna oggetti iperdecorati lontanissimi dall’idea che la forma debba seguire la funzione.
Ma le tematiche del collage, del montaggio, della riproduzione citazionista, dell’ironia appartengono anche all’arte nei lavori di Rauschenberg e Warhol arrivando fino a Koons; alla musica pop con i video e le iconografie di David Byrne, Kraftwerk, Grace Jones che nella cover di Island Life si propone in versione ricomposta da frammenti della sua stessa immagine; al cinema con l’identità ricostruita dei replicanti di Blade Runner.

Quindi Postmodern come specchio della società capitalistica spettacolare e vacua o piuttosto come apripista per la comprensione della complessità, della diversità e della coesistenza?
Forse entrambe le cose.
Ciò premesso non posso dire che il risultato estetico mi convinca. Non l’architettura, che per i miei gusti sconfina spesso nell’ultracitazionismo, non necessariamente il design, curioso ma eccessivo. Ma certamente l’approccio filosofico e’ stimolante e anticonvenzionale e gli esiti spesso divertenti.

 

An exhibition  at the Royal Albert Museum of London presents a major retrospective on Postmodern architecture. Intellectuals like Edward Docx and Vittorio Gregotti are quick to declare with a sigh of relief the brain death in the name of a newfound return to authentic values. 

What is Postmodern? In brief,  it could be defined as the admission of the fragmentation, of the discontinuity, of the chaos. Together with an approach that tends to deal with the diversity rather than the uniformity, inclined to include rather than exclude, combining “the high” with “the low” until the variety of inspirations and homages coincides with the multiplicity of ideas and quotes of their own signature style, satisfied by their own spectacularity.

 In architecture, the tympanum of the AT&T’s building in New York by Philip Johnson blends the iconographic references rejecting the uniformity of the modern language, while Frank Gehry builds his house by assembling heterogeneous materials. Robert Venturi, in his study on the aesthetics of Las Vegas, restores dignity to improvised architecture with its huge flashy signs, becoming a standard-bearer of the new inclusive  spirit rather than exclusive.

With Memphis, Ettore Sottsass designs hyperdecorated objects very far from the idea that that shape should follow function. But the themes of collage, assembly, reproductive citations and irony also belong to the works of Rauschenberg and Warhol, all the way up to Koons; pop music with videos and the iconography of David Byrne, Kraftwerk, Grace Jones on the cover of Island Life proposes in a version reconstructed from fragments of her own image; to the movies with the reconstructed identity of the replicants in Blade Runner. 

Therefore, the Postmodern as a mirror of the capitalistic society, spectacular and meaningless, or rather as a forerunner of the understanding of the complexity, the diversity and the coexistence? Perhaps both.

That said, I can’t say the aesthetic results convince me. Not the architecture, which for my taste often borders on the ultra-quotation; not necessarily the design, odd but exaggerated. But certainly the philosophical approach is exciting and unconventional and the outcomes are often amusing.